L’amore ai tempi del Coronavirus

L’amore ai tempi del Coronavirus

Il Coronavirus che ha messo in quarantena intere famiglie aumenterà i divorzi? Forse. Di certo darà una sfoltita ai tradimenti

La primavera è arrivata comunque, oggi. Poco le importa se i suoi fiori non saranno odorati, accarezzati, ammirati, recisi. È sopraggiunta sfacciata, solare, colorata, tracotante di suoni, senza nessun riguardo per i morti, la sofferenza, la solitudine che sta attanagliando l’umanità, se ne frega della guerra, figuriamoci dell’amore.

Se ne frega lei di tutto questo. Se ne frega della paura in cui sono piombate centinaia di famiglie a causa della pandemia, del disagio dovuto alle restrizioni imposte dal Governo per contenere il contagio, delle incertezze dovute a questo tempo sospeso. Se ne frega del dolore.

Per chi non ha morti da piangere, la quarantena, inizialmente, sembrava aver assunto il gusto di un’esperienza da condividere con la web community, una novità. La volta buona per leggere quel libro dimenticato sul comodino, l’opportunità di prendersi una specializzazione online, la possibilità di tornare a cucinare cibi sani, di tornare a dipingere, a cantare, ma anche quella di riappropriarsi degli affetti veri, ricucire il rapporto con un figlio, provare a dialogare col partner. O tutt’al più, per i single, viverla in totale solitudine nutrendo lo spirito. Un’ozio imposto e a tratti piacevole, soprattutto per chi continua a ricevere lo stipendio. Tuttavia, man mano che i giorni scorrono, questa ventata di novità sembra effettivamente scemare. Torte, pietanze, selfie con le mascherine chirurgiche, battute ironiche per esorcizzare il male, osservazioni personali che in questi giorni sono ridondate sui social, stanno lasciando il posto al silenzio. Al distacco. Perfino Spotify perde colpi.

A dieci di giorni dall’inizio della quarantena (per alcuni sono quindici, per altri è patito invece il countdown), alle canzoni dai balconi iniziano a sostituirsi le grida di genitori esasperati contro quei figli che non hanno mai conosciuto le regole, che stanno sperimentando per la prima volta la mancanza di libertà e conoscendo i primi ‘no’ della loro giovane vita. La musica e i canti dagli appartamenti vengono via via rimpiazzati dalle urla stanche ed irritate di chi inizia a fare i conti con la convivenza forzata.

Che i nuclei familiari non siano di certo le famiglie della pubblicità del Mulino bianco, è risaputo. E se pure lo fossero, resterebbe comunque complicato sopravvivere in tre, quattro, cinque persone, se non di più, in spazi che non sono sempre mega appartamenti o grande ville con parco e giardino. Vivere tutti insieme in una casa di due, tre locali, 24 ore al giorno, senza pause, senza stacchi di nessun tipo, senza mai prendere respiro dai figli, dal marito, dalla moglie, dalla compagna, dal compagno, dai suoceri, e senza neppure un minimo di svago rispetto a come eravamo abituati ‘prima’, oltretutto con l’unica certezza dell’arrivo di gravi problemi finanziari per parecchi, tira fuori il carattere di ciascuno e anche i difetti. Una prova difficile per le coppie, ma anche per i genitori che, d’improvviso, si scoprono intolleranti con i loro figli. Perché, diciamocelo chiaramente, le persone non si conoscono mai davvero, neppure se le hai in casa da una vita intera. E, soprattutto, madri e padri sembrano non conoscere i propri i figli e si ritrovano a fare i conti con quell’educazione mancata di cui tanto abbiamo parlato ‘prima’.

Un capitolo a parte bisognerebbe scrivere per gli amanti e le storie d’amore spezzate o mai vissute che il Coronavirus ha drasticamente dimezzato. Per chi non ha un cane da portare a spasso o scuse per uscire diventa sempre più difficile prendere una boccata d’aria per incontrarsi, seppur a distanza, o telefonarsi, tanto che si finisce per allentare, se non per chiudere, una relazione impossibile da coltivare in tempi bui. Amore a parte.

Tra bambini che scorazzano per casa, adolescenti insofferenti e con gli ormoni a palla, partner intolleranti e intollerabili, a volte anche violenti – tanto che l’associazione D.i.Re, Donne in Rete si sta occupando per garantire alle vittime un rifugio isolato fino ad emergenza sanitaria finita – anziani da proteggere o da tenere d’occhio a distanza, con la spesa da fare rispettando le regole e sopportando file estenuanti e clienti scorretti e capricciosi, cui si va ad aggiungere un lavoro da mantenere (sempre che non si sia chiusa bottega), ci saranno buone probabilità che, passata la burrasca, ci ritroveremo i tribunali intasati di richieste di divorzio.

In un’Italia che prova a resistere e a riadattare la propria quotidianità alle nuove regole richieste dai governanti ma anche dal senso civico di ognuno, è necessario, a questo punto, una totale riprogrammazione delle nostre vite, è importante che ciascun membro della famiglia si ritagli un angolo tutto per sé cercando di non invadere lo spazio degli altri. Va pensata una netta riorganizzazione della casa e dei suoi spazi, soprattutto quando parliamo di piccoli appartamenti. Che ci si aiuti nelle faccende domestiche. Che ci si rispetti come individui, prima di ogni cosa. Questa prova, se affrontata con senso civico e intelligenza, potrebbe essere l’opportunità di rinnovamento della famiglia, la rinascita della coppia, ma se mal gestita sarà certamente la sua fine.

Necessario è quindi deporre le armi ed aspettare che la tempesta passi. Una tregua richiesta per amore, anche perché le alternative che abbiamo sono davvero poche. In fondo, noi una casa ce l’abbiamo e forse anche qualcuno che ci voglia bene.

di Alina J. Di Mattia

Photo Credit Cottonbro