Riscoprire Mazzarino, il figlio d’Abruzzo che dominò la storia

Riscoprire Mazzarino, il figlio d’Abruzzo che dominò la storia

di Alina Di Mattia

Era di una bella statura, un po’ sopra la media. Aveva la carnagione viva e bella, gli occhi pieni di fuoco, il naso grande e un po’ allargato alla fine, ma che nonostante tutto era abbastanza proporzionato al resto del viso, la fronte ampia e maestosa, i capelli castani e un po’ crespi; la barba più nera sempre sollevata con il ferro, il che gli conferiva un certo fascino. Si curava molto delle sue mani, che erano belle e pulite; scriveva bene, il che significa che il suo carattere era ben formato e ancor meglio sapeva dettare.

Era sempre molto profumato e bisognava parlargli molto presto al mattino per accorgersi se si sentisse o meno cattivo odore. Per quanto riguarda il suo spirito, che gli ha reso grandi servigi nella vita, era certamente fine, penetrante, astuto, saggio, giudizioso, modesto, grande e immenso. Aveva cuore, non si può dire il contrario, e sebbene alcuni scrittori abbiano cercato di farlo passare per timido, devo dire che non l’ho mai visto avere paura della morte fino a quando si è visto abbandonato dai medici. In tutti gli altri pericoli in cui si è trovato non ha mostrato debolezza.

Parlava bene e sempre in modo appropriato. Se scherzava, lo faceva senza malignità, e bisognava essere molto suscettibili per offendersi con le sue battute. La derisione non era proibita: “chi non ama essere deriso non deve andare a corte”, diceva. Poche persone, in verità, alla fine della sua vita, osavano prenderlo in giro in sua presenza, ma non è sempre stato così. Non l’ho mai visto parlare del suo breviario; potrebbe averlo conservato a Roma. Ascoltava la messa ogni giorno e riceveva la comunione nelle grandi feste; è sempre qualcosa. Del resto, non era scrupoloso, la pluralità di benefici non lo imbarazzava.

Dal feudo abruzzese all’arena europea

Il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino1 è stato uno dei ministri più potenti e allo stesso tempo più detestati che la Francia abbia mai avuto, eppure, per dirla con Georges Dethan, fu il più grande e sconosciuto ‘uomo di pace’ del Seicento, una pietra miliare della Grande Storia, la stessa che egli dominò superbamente.

Partito da un piccolo feudo abruzzese, divenne il personaggio chiave dei principali snodi strategici europei del XVII secolo; nella veste di primo ministro del re di Francia guidò la nazione fuori dalla Guerra dei trent’anni contribuendo alla realizzazione del maestoso quadro dell’assolutismo francese. Lungimirante e visionario, disegnò le basi geopolitiche di quella che sarebbe stata l’Europa moderna la quale, nonostante gli eventi che si susseguiranno nei secoli successivi, rimarrà pressoché uguale fino ai nostri giorni, influenzando con la sua architettura le relazioni internazionali con tutto il mondo.

Forte della scuola romana che gli aveva insegnato a «simulare e dissimulare», a lusingare con cinismo e maestria, Mazzarino sviluppò una sottile astuzia che ingannava anche i suoi fedelissimi. Capro espiatorio della politica reale in Francia e allo stesso tempo della politica papale a Roma, riuscì con singolare accortezza a «servire due padroni senza mai tradire né l’uno né l’altro, con una flessibilità e una gentilezza che quasi rasentava l’ipocrisia»2. Del resto lo ripeteva all’infinito: «Le monde est aux flegmatiques».

Se è vero che la sua carriera fu inizialmente determinata da oculate scelte familiari, è pur vero che riuscì a cogliere ogni opportunità che la vita seppe offrirgli. Si ritrovò fuggitivo in un Paese straniero che lo disprezzava, ma riuscì a trasformare ogni ostacolo in occasione di crescita. Trascorse parte della sua esistenza a difendersi, e dovette usare un’incomparabile abilità per combattere i suoi detrattori3. Se non avesse avuto quella pazienza certosina, se non fosse stato dotato di quella infinita capacità di adattamento che lo ha contraddistinto per tutta l’esistenza, probabilmente sarebbe stato relegato a un ruolo subalterno4. Perfino il cardinalato fu una conquista, un riconoscimento eccezionale che veniva solitamente concesso ai figli cadetti dei principi e ai nipoti dei papi, e comunque a pochi eletti.

Fu la sua lungimiranza a forgiare Luigi XIV, il futuro Re Sole, fu la sua ostinatezza a trasformarlo nel sovrano più potente del suo tempo. Da straniero e senza coinvolgimenti emotivi aveva colto le potenzialità del Regno che il suo popolo non vedeva: il suo orizzonte era l’Europa e al centro di tutto c’era il Re sul quale investì tutta la sua vita5. La più grande generosità che ebbe nei confronti di quel Paese che mai lo amò, la dimostrò quando firmò l’esilio della nipote Maria Mancini impedendole di fatto il matrimonio con Luigi XIV6. Malgrado tutto, la memoria di colui che fu l’arbitro dei destini del mondo è rimasta ancorata a una campagna di denigrazione perdurata quattro secoli, che ha svilito l’eccezionale operato di una carriera votata alla riaffermazione della pace e degli equilibri nazionali, la cui azione è visibile ancora oggi. Riconoscere il valore del suo contributo è un elemento cruciale per una comprensione più accurata della storia e per la formazione del tessuto storico della comunità.

Analisi critica e revisione storiografica

Le difficoltà nel ricostruire la figura e l’opera del Cardinale vanno ricercate nella molteplicità delle interpretazioni varie e contraddittorie tra loro, nella banalità dei pregiudizi e nel discredito generale compiuto nei confronti di uno straniero al comando della Francia, attività più o meno riconducibili a fenomeni di xenofobia che hanno snaturato la sua persona e manipolato impropriamente il costrutto psicosociale della memoria collettiva. Considerato sorti de bas lieu7, Mazzarino fu insultato, calunniato e minacciato di morte durante il suo ministero, diffamato attraverso les mazarinades8, demolito dai manuali scolastici, ignorato dal celebre illuminista Voltaire, disprezzato dai grandi storici quali Lavisse9, raccontato con malevolenza dalle Mémoires del cardinale di Retz10, dallo scrittore François de La Rochefoucauld, dal conte di Saint-Simon, da Madame de Motteville11, da Fenelon12, e gambizzato definitivamente dai romanzi di Alexandre Dumas padre, il quale ne ha tramandato un’immagine avviluppata e distorta.

Le più ignominiose accuse al cardinale-ministro, ritenuto inadeguato per la realtà politica francese e dedito a pratiche diplomatiche più tendenti agli espedienti che al buon governo, ebbero terreno fertile all’ombra di un livore diffuso nei confronti del dispotismo reale e «la finzione cinematografica ha fatto molto per turbare questo ritratto, accreditando il peggio più spesso del meglio»13. Tuttavia, fatta eccezione per la fervida e personale promozione di arti e artisti della sua patria d’origine, Mazzarino eseguiva esplicitamente le direttive di Richelieu14, di conseguenza il suo modus operandi non era affatto più italiano di un altro, semmai adattò i piani del suo predecessore al suo carattere decisamente più flessibile e accondiscendente.

A far luce sulla mole di menzogne che hanno oscurato la memoria di Mazzarino è stato il prezioso lavoro della ricercatrice francese Madeleine Laurain-Portemer15, la quale ha dedicato buona parte della sua vita a ribaltare l’immagine esistente del Cardinale, pubblicando oltre duemila pagine frutto delle sue approfondite ricerche. Parecchi, inoltre, sono stati gli scritti a suo favore, come quelli del biografo austriaco Karl Federn, o anche del conte di Saint-Aulaire16. Al revisionismo storiografico hanno contribuito ancora gli scrittori Pierre Gobert, Claude Lelong, Simone Bertière (vedasi Mazarin, le maître du jeu) e, in particolare, George Dethan, il primo studioso che ha avuto la temerarietà di leggere le centinaia di missive scritte dal Cardinale17, regalandoci un’altra versione dello statista ed evidenziando il suo incontestabile valore. Un importante apporto mediatico lo ha fornito anche il regista Pierre Cardinal, che in un famoso telefilm del 1978 lo tratteggia come geniale uomo di Stato ingiustamente ignorato, mentre un esaustivo saggio dello storico Stefano Tabacchi, pubblicato nel 2015, segna finalmente una cesura con la denigratoria memorialistica dell’epoca e restituisce attraverso un’ampia indagine filologica un’analisi critica assai convincente.

In conclusione, ne emerge una figura nettamente contrastante con quella tracciata dai memorialisti che ne hanno interpretato il profilo ricavandone un giudizio perlopiù personale, spesso discosto dalla verità storica. Alcuni considerano il cardinale italo-francese un manipolatore senza scrupoli, menzognere e affabulatore, un simulatore che il duca di Beaufort18 chiamava ‘l’illustrissimo furfante Mazzarino’19, altri ne sottolineano la grandezza e l’ineguagliabile devozione alla corona francese. Di fatto, fu la sua mediazione a cambiare il destino della Francia, fu il suo operato a rendere la nazione potente e gloriosa. Le riforme politiche avviate con i negoziati di Vestfalia innescarono, nell’arco di qualche decennio, il cosiddetto decollo industriale secondo la definizione del sociologo Walt Whitman Rostow, padre della Teoria degli stadi economici. Doveroso è restituire valore a un uomo che occupa un tassello fondamentale nel mosaico storico internazionale, peraltro estremamente attuale, e per farlo è necessario ripartire dalle sue origini, dal contesto socio-culturale in cui visse e, soprattutto, da dove tutto è cominciato, l’Abruzzo.

La nascita a Pescina

Per una bizzarra casualità, la data di nascita di Giulio Raimondo Mazzarino coincide con il giorno e il mese che segnarono il destino dell’ancient régime francese. Nacque infatti il 14 luglio 160220, a Pescina, borgo dell’Abruzzo Ulteriore, all’epoca unità amministrativa del Regno di Napoli. Il padre Pietro, originario della Sicilia, aveva sposato Ortensia Bufalini, nobildonna «de bonne famille mais désargentées», imparentata con la famiglia Colonna, l’antico lignaggio discendente dalla nobile gens Iulia21. Pietro si trasferì a Roma e divenne intendente dei domini di Filippo I Colonna, principe di Paliano e duca di Tagliacozzo. Quest’ultimo fece del giovane Mazzarino il suo protetto e lo affiancò al proprio figlio Girolamo, futuro cardinale e arcivescovo, col quale il ragazzo stringerà una lunga e proficua amicizia.

La nascita di Mazzarino nell’Abruzzo Ulteriore non fu tuttavia una casualità, come molti studiosi tendono a sottolineare, la famiglia aveva una certa familiarità con i luoghi. La nonna materna di Mazzarino, la poetessa Francesca Turini Bufalini22, infatti, trascorse l’infanzia e l’adolescenza ad Avezzano, mentre il padre Pietro, oltre a ricoprire la funzione di ‘auditore’ di Celano, si occupava di questioni amministrative per conto del cognato, l’abate Bufalini, responsabile del beneficio ecclesiastico di San Nicola Ferrato, che comprendeva, tra le varie responsabilità, la gestione dell’orfanotrofio per trovatelli e di un rifugio per viandanti situato nei pressi del valico di Forca Caruso.

Nel XVII secolo, Pescina era una piccola città in piena espansione. La sede vescovile era stata spostata da Marruvium a Pescina, dando vita all’arrivo di figure influenti tra cui membri della nobiltà locale e personalità ecclesiastiche. Sono gli anni in cui emersero nuove famiglie baronali grazie al sistema di conferimento degli incarichi che i nobili distribuivano per la gestione dei loro feudi, come avvenne tra Filippo Colonna I e Pietro Mazzarino. Pertanto, complice sia il ruolo attivo nella gestione degli affari del padre di Mazzarino, sia il clima favorevole mitigato dalla presenza del lago di Fucino, nel registro dei battezzati conservato nella Basilica di Santa Maria delle Grazie della città marsicana risulta nato anche il fratello Alessandro e le nipoti Maria e Olimpia, due delle celebri mazarinettes23, figlie di Geronima, sorella di Giulio. Inoltre, sempre nel territorio e più precisamente a Chieti nacque nel 1608 l’altra sorella del Cardinale, Laura Margherita, madre della futura regina consorte d’Inghilterra, Maria Beatrice d’Este. Poiché la famiglia trascorreva nella Marsica «la stagione estiva per godere nella sua residenza le fresche aure abruzzesi»24, è molto probabile che il giovane Mazzarino vi tornasse in vacanza, ma non esistono al momento fonti che possano documentarlo.

Tuttavia, durante le ministeriat, egli occultò accuratamente il suo luogo di nascita e, per motivi strettamente politici, si professò romano25. Il territorio, all’epoca, era sotto la dominazione spagnola, e la rivelazione delle sue origini avrebbe potuto esporlo ad accuse di tradimento in Francia. Proprio in quegli anni, infatti, l’Abruzzo, ritrovandosi in condizioni di estrema povertà e malessere diffuso, prese parte attiva nelle rivolte popolari contro le gabelle del viceré spagnolo. A Celano, sulle orme del napoletano Masaniello, il casato dei Peretti dovette gestire una grave sommossa guidata dall’aquilano Antonio Quinzi.

Il palazzo Mazzarino oggi, sede della Casa Museo Mazzarino

Fu appunto questa mancanza di chiarezza sulle sue origini a fornire ai nemici del Cardinale uno strumento per denigrarne la figura. Nel tentativo di mettere fine alle illazioni dei suoi detrattori, Mazzarino fece ricostruire la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Roma, parrocchia dei genitori, allo scopo di registrarvi il suo battesimo. Nonostante l’evidenza dell’atto originale, quando fu redatto il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica26, fu indicata proprio Roma quale luogo di nascita. L’errore fu in seguito rettificato ma è comunemente riportato nei testi storici.

Dalla scuola romana ad alter ego di Richelieu

In pochi anni, Giulio Raimondo Mazzarino brillò nell’alta società romana, conquistandosi l’amicizia e il favore di tutti con la gentilezza e la convivialità, atteggiamento che in molti scambiarono per ipocrisia27, e regalando con generosità i pezzi d’arte che continuava a fare arrivare dall’Italia. Divenne segretario personale di Richelieu, allora primo ministro di Luigi XIII e, in brevissimo tempo, si trasformò nel suo alter ego. Alla sua morte Mazzarino era lì, a raccoglierne l’eredità. Iniziò il suo operato politico laddove il suo predecessore terminò; non ne fu solo il continuum, ne fu il perfezionatore, adottando però un approccio meno aggressivo e più conciliante. Fu un duro colpo per coloro che ambivano a riappropriarsi del potere. Vedendosi sostituiti dall’ultimo arrivato e per giunta straniero, i detrattori adottarono ogni mezzo pur di denigrare la sua persona, nonché ordire contro di lui ogni sorta di cospirazione, compreso l’assassinio, tanto che «Mazzarino dovette ricorrere ad una piccola scorta»28 .

Una scena dal film di “La Reine et le Cardinal” di Marc Riviére

Fu un momento singolare della Storia: la Francia vide il suo destino nelle mani di una spagnola e di un “farabutto italiano” cresciuto tra gli intrighi della Roma papale. Sedici anni più tardi, questo italiano l’avrebbe messa al comando del mondo. La Regina, che fino ad allora aveva servito lo stendardo straniero, diventò la madre gloriosa di Luigi XIV identificandosi con la stessa Francia29.

Giulio Mazzarino rimase al comando della Francia finché Luigi XIV30non ebbe l’età per governare. Operò con impareggiabile astuzia e infinita pazienza nell’esclusivo interesse di un Paese che, nonostante tutto, fu ingrato. Tuttavia, il trattato di Vestfalia31 e i fatti della Fronda minarono irreversibilmente la sua salute. Se ne andò all’apogeo del suo potere32, non senza negoziare l’unione tra il Re e l’infanta di Spagna. Da lì a breve, la Francia si sarebbe trasformata nella più grande potenza europea. D’altronde, Richelieu lo aveva predetto: «Ha la testa per governare quattro imperi»33.

Mazzarino, influencer ante litteram

Quando Mazzarino successe a Richelieu, la Francia contava circa venti milioni di sudditi e stava vivendo una profonda crisi economica a causa del prolungarsi della Guerra dei trent’anni, una macchina dispendiosa che aveva bisogno di fiumi di denaro per funzionare e che aveva ormai prosciugato le casse dello Stato. Una volta a capo del governo, pertanto, il Cardinale dovette confrontarsi con un contesto politico e sociale piuttosto complesso, e dimostrare tutta la sua abilità per portare la Francia fuori da una situazione finanziaria molto precaria. Ciò, tuttavia, non gli impedì di diventare un vorace acquirente di opere d’arte rare e preziose.

In vent’anni di pratica negli affari di Stato, accumulò sulle spalle del Regno di Francia una fortuna immensa, la stessa che gli procurò l’odio dei suoi nemici34. Di fatto, l’italien era cresciuto durante il massimo rilancio della Santa Sede, con il pontificato di Paolo V35, figura chiave nella storia dell’arte romana che vantava allora un primato senza eguali. Per di più, quando tornò in Italia, Roma si stava trasformando in uno dei massimi centri culturali d’Europa, grazie al mecenatismo culturale e artistico di papa Urbano VIII36. La città era un enorme laboratorio d’arte a cielo aperto in cui spiccavano maestosi complessi architettonici e scultorei, nonché le più significative opere del Bernini, del Borromini, del Caravaggio. Tutto nell’arte si stava rinnovando attraverso l’ingegno e la bizzarria dei suoi autori. Artisti, letterati e scienziati colsero immediatamente questa inusuale dimensione, sperimentando nuove forme e dando vita a un fenomeno culturale e di costume che si sviluppò proprio nell’Europa cattolica e che celebrò prima di tutto la potenza personale, il Barocco. Il movimento trovò la sua massima espressione proprio nelle corti e negli stessi sovrani in cui tutto diventò fastoso, ridondante, solenne.

Galerie Mazarin, Parigi

Mazzarino fiutò immediatamente la nuova tendenza, e comprese che la bellezza dell’arte avrebbe magnificato il potere della sua persona. Iniziò, dunque, ad esportare oggetti d’arte e di artigianato italiani à la page, ben consapevole che quelle novità avrebbero suscitato curiosità a corte e dato prestigio alla sua immagine37. Di ritorno dall’Italia portò con sé libri, tappeti, pietre preziose, vasellame, porcellana, ventagli di ambra di Napoli, guanti Frangipane38, arazzi, statue, dipinti, sculture di autori antichi ma anche opere di artisti che si stavano affermando all’epoca, come Pietro da Cortona39.

Sua Eminenza non aveva altro grande piacere che di allineare le sue collezioni e posizionare simmetricamente, nei diversi armadi di cui è pieno, i suoi superbi “buffet” d’argento e di vermiglio dorato, i suoi vasi di porfido, di porcellana di Cina, i suoi cristalli e le sue acque marine e mille altre rarità di cui si deliziava40.

Concependo per la prima volta l’idea di ‘galleria d’arte’ accumulò opere del Veronese, di Tiziano, Leonardo, Bernini, al fine di suscitare la cosiddetta “maraviglia” nei suoi ospiti. Contemporaneamente, arricchì la sua biblioteca; dal 1643 al 1647, Naudè, al quale il Cardinale aveva commissionato la ricerca dei libri, visitò in continuazione botteghe e retrobotteghe dei librai delle città italiane, inglesi, tedesche, svizzere, riportando dai suoi viaggi un numero impressionante di opere spesso rare, tra cui antichi manoscritti arabi su papiro, volumi greci, portoghesi e orientali, una Bibbia di Gutemberg in due volumi, un rituale di preghiere ebraiche del XII secolo riccamente illustrato, nonché opere provenienti da Costantinopoli41. Nel 1648, la biblioteca contava circa 40.000 volumi ed era considerata una delle più eccezionali collezioni del tempo; purtroppo, durante la Fronda, i rivoltosi ordinarono la messa in vendita di buona parte dei suoi libri per pagare la taglia messa sulla sua testa.

In definitiva, Mazzarino possedeva praticamente più del doppio del patrimonio42 di Richelieu, l’equivalente di un terzo delle entrate della Francia dell’anno 1653: l’esempio più manifesto di commistione tra interesse pubblici e privati, tanto che i francesi lo chiamarono ‘sanguisuga’ o ‘vampiro’43.

Attualmente, le opere si trovano in parte nel Museo del Louvre, in parte nella Bibliotéque Mazarine di Parigi, che ha accorpato le sale in cui viveva il primo ministro italo-francese. Di fatto, il Cardinale ha restituito ai francesi ciò che sottrasse loro, contribuendo con la sua passione ad incrementare un patrimonio d’arte che oggi richiama 10 milioni di turisti all’anno44.

La Bibliothéque Mazarine di Parigi

Ma se Mazzarino fu un raffinato collezionista e un avido raccoglitore di dipinti e oggetti d’arte del suo tempo, fu anche e soprattutto un mecenate; del resto era un uomo d’affari. Favorì la diffusione non soltanto dell’arte e della moda italiana in Francia, ma anche il successo di musicisti pittori, scultori, cantanti, in particolare castrati, che fino al 1795 dominarono la scena francese. A Parigi, promosse il teatro lirico per ospitare cantanti e musicisti provenienti dall’Italia, il cui personaggio principale fu il cantante pistoiese Atto Melani, divenuto il favorito di Anna d’Austria.

Nel 1644, invitò a corte il giovane Giovanni Francesco Romanelli, detto il viterbese o il raffaellino, che aveva lavorato con da Cortona al dipinto di Palazzo Barberini. Al padre del Cardinale si deve, invece, la carriera artistica di Giovanni Canale Artusi45, architetto, scultore e musicista abruzzese che fu scelto dal Bernini per la costruzione del colonnato della Basilica di San Pietro a Roma. Porterà in Francia anche Giovanni Francesco Grimaldi, proveniente dalla scuola dei Carracci, al quale commissionerà diversi affreschi all’interno del Louvre46.

Sotto il suo ministero fu fondata l’Académie royale de peinture et de sculpture di cui fu attivo promotore. Inoltre, legò il suo nome al Collège des Quatre-Nations, attuale sede dell’Institut de France, destinato a 60 studenti provenienti dai territori annessi dalla Francia in seguito ai trattati del 1648 e del 1659 e in cui aveva fatto costruire il suo sepolcro47. Il collegio, anticipatore di moderni istituti culturali europei, accolse i primi borsisti nel 1688.

In qualità di primo ministro di Luigi XIV, il Cardinale aveva aderito pienamente al disegno politico del regno francese per l’Europa, ma da uomo non ricusò ad essere se stesso: figlio di Roma e dell’Italia. Amò la Francia, e certamente anche la sua regina, senza rinunciare tuttavia a quella spiccata predilezione per il gusto italiano che lo inserì tra gli influencer ante litteram48.

La domanda è d’obbligo: cosa avrebbe fatto il cardinale-duca senza il ‘farubutto italiano’? Senza ‘il furfante siciliano’ avremmo visto la pace di Vestfalia? e quella dei Pirenei? e della nuova Europa che ne sarebbe stato? Non ci fu un grand cardinal49 e un petit cardinal, come scrivono in tanti, ma Richelieu ebbe un gran merito, quello di avere scovato Mazzarino.

La sua immagine più celebre, quella che conserva tutta la sua essenza, è l’incisione di Robert Nanteuil, sul ritratto realizzato da Philippe de Champaigne del 1659, ricco di allegorie. Il Cardinale è seduto sopra ad una sorta di trono. La mano destra è protesa in direzione della galleria, quasi a suggerirci il cammino iniziatico verso la gloria mediante l’arte. Attraverso questa iconografia, egli magnifica la sua potenza, sottolineando sia il dominio sul tempo (rappresentato dall’orologio al suo fianco) sia sulla storia (simboleggiata dal mappamondo ai suoi piedi)50.

Il mito della bellezza dell’arte come dimostrazione di potere sarà raccolto dallo stesso Luigi XIV51 e, successivamente, da Napoleone e molti artisti del secolo ‘900, nonché dagli influencer dell’epoca attuale. Mazzarino ci era arrivato molto prima.

Note
1. Fino alla morte continuò a firmarsi Mazarini, come suo padre Pietro. In questo testo verrà indicato con il cognome Mazzarino.
2. G. Priorato, Historia del Ministerio del cardinale Giulio Mazzarino, Severgnini, Pistoia1669
3. M. Laurain-Portemer, Etudes Mazarines, Une tête à gouverner quatre empires, Paris, J. Laget, Paris 1997
4. O. Poncet, Mazarin l’Italien, Tallandier Ed, 2018
5. G. Dethan, Mazarin, un homme de paix à l’âge baroque, Paris 1981
6. C. Dulong, Marie Mancini, La première passion de Louis XIV, Perrin, Paris 1993
7. Di umili origini, cit. in Lavisse et Rambaud, Histoire Géneral.
8. Con il termine mazarinades si intendono circa 6.000 volantini in versi diffamatori pubblicati in Francia durante il periodo della Fronda e indirizzati al cardinale Mazzarino e alle sue presunte origini e/o inclinazioni sessuali, ma diretti anche alla regina Anna d’Austria, accusata di essersi prostituita all’italiano. Il fenomeno raggiunse proporzioni vastissime, tanto che nel 1659 furono condannati a morte i responsabili della stampa e della divulgazione dei libelli. Attualmente sono conservate nella Bibliothéque Colbert e nella Bibliothéque Nationale di Parigi.
9. E. Lavisse (1842-1922), storico francese, lo definì «furfante siciliano, venuto in Francia per ingozzarsi senza vergogna e rovinare il Paese». In Bertière, Simon, Mazarin Le Maitre Du Jeu, De Fallois, Paris 2007, p.13.
10. J, F. Paul de Gondi de Retz (1613-1679), cardinale e scrittore francese protetto da Richelieu. Divenne acerrimo nemico di Mazzarino.
11. F. Bertaut Langlois, (1621-1689), gentildonna francese, figlia di una spagnola al servizio della regina Anna d’Austria. 
12. F. de Salignac de La Mothe-Fénelon. Cfr. Dialogues des Morts et Fables, 1830
13.O. Poncet, Mazarin l’Italien, Tallandier, Paris 2018. Traduzione della scrivente.
14. Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu, politico e cardinale francese (1585-1642). Rafforzò il potere assolutistico di Luigi XIII e favorì l’ascesa della borghesia a danno della nobiltà.
15. M. Laurain-Portemer (1917-1996), storica, ricercatrice, direttrice della Bibliothèque Mazarine di Parigi dal 1941 al 1964.
16. Auguste-Félix-Charles de Beaupoil, conte di Saint-Aulaire (1866-1954), scrittore e diplomatico francese che, a proposito del celebre episodio di Casale disse:«Se tra le due armate schierate in battaglia il Capitano Mazzarino avesse ricevuto in testa una palla [di cannone] vagante, la faccia del mondo sarebbe cambiata».
17. Le lettere sono conservate presso il Ministero degli Affari Stranieri di Parigi.
18. François de Bourbon-Vendôme, duca di Beaufort (1616-1669), detto le Roi des Halles. Fu condannato per aver ordito una congiura contro il Cardinale, la cosiddetta Cabale des importants.
19. G. Dethan, Mazarin avant le Ministére, Hachette, Paris 1961
20. Dalla copia conforme dell’atto di battesimo trascritta dal canonico Giacomo Mellorio e sottoscritta dal notaio Giovanni Antonio de Lucis, il 14 maggio 1961.
21. La gens Iulia vanta Enea e Giulio Cesare tra i suoi discendenti.
22. Francesca Turini Bufalini (1553-1641), nobildonna e poetessa, compositrice di sonetti e madrigali. Aderì all’Accademia degli Insensati, solitamente aperta ai soli uomini. Nel Novecento, fu riportata all’attenzione da Benedetto Croce.
23. Con il nome di m. ci si riferiva alle sette nipoti del cardinale Giulio Mazzarino giunte alla corte di Francia. Spiccano tra le grandi dame del secolo XVII che ebbero una posizione significativa nella storia di Francia. Una di loro, Maria Mancini, innamorata e ricambiata da Luigi XIV, fu sul punto di divenire regina di Francia, tanto che figura tra gli “amori celebri”francesi. Mazzarino combinò per loro matrimoni vantaggiosi utili a suggellare alleanze politiche strategiche per la Corona.
24. A. Proia, Pietro Mazarini e i suoi, Cerchio 2021, p. 33
25. O. Poncet, Mazarin l’Italien, Tallandier Ed, Paris 2018
26. Il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da san Pietro sino ai nostri giorni fu scritto da Gaetano Moroni (1802-1883), bibliofilo di  Gregorio XVI e Pio IX.
27. A. Desprez, Richelieu et Mazarin, leurs deux politiques, Degorce-Cadot,Paris 1883
28. S. Tabacchi, Mazzarino, Salerno Editrice 2015.
29. P. Erlanger, Louis XIV, Ed.Marabout, 1981. Erlanger, Le Figaro, 11 settembre 1981.
30. Luigi XIV di Borbone, detto le Roi Soleil Louis Le Grand (1638-715), è stato re di Francia e Navarra dal 1643 al 1715. Alla morte di Mazzarino, si proclamò ministro di se stesso, accentrò tutti i poteri nella sua persona e in un numero ristretto di funzionari al suo servizio, mettendo in moto la complessa macchina dell’assolutismo monarchico.
31. La Pace di Vestfalia avviò un processo di secolarizzazione tra le nazioni, separando di fatto l’ambito religioso da quello statale, anticipando quella che fu l’Europa moderna, basata sul reciproco riconoscimento di autorità sovrane e indipendenti e sul rispetto del divieto di ingerenza. Tale sistema permise di mantenere equilibri politici e sicurezza dei popoli all’interno dei confini, che non furono più territoriali ma diventarono frontiere con significati ben precisi, entro i quali “gli Stati si riconoscono tra loro in quanto Stati e non attraverso la fede religiosa del loro sovrano”. Nacque dunque il concetto di  ragion di stato, la legge fondamentale che segnerà la causa dei diritti dell’uomo, «il diritto dei governanti di agire anche in modo contrario ai dettami della legge allo scopo di acquisire, preservare e aumentare il dominio dello Stato» (cit. La Ragion di Stato, Botero).
32. Mazzarino aveva un’importante insufficienza renale causata da una  pielonefrite non curata. Morì alle ore 2.00 del 9 marzo 1661.
33. G. Priorato,  Hist. del Ministerio del card. Mazzarino, a cura di F. Zazzara, Pescina 2022.
34. M. Laurain-Portemer, Mazarin- Les Lettres et les Arts, Bibliothéque Mazarine, Paris 2006
35. Papa Paolo V Borghese (1552-1621). Sotto di lui furono costruite anche le due cappelle paoline di San Pietro e di Santa Maria Maggiore; la nuova facciata della Basilica di San Pietro che porta il suo nome; fu restaurato l’acquedotto Traiano; e per volere del nipote cardinale furono edificati Villa Borghese e Palazzo Rospigliosi, che verrà successivamente acquistato da Mazzarino.
36. Maffeo Vincenzo Barberini (1568–1644) è stato il 235º papa della Chiesa cattolica dal 1623 alla sua morte. Si farà promotore dei soprusi della Chiesa, ma allo stesso tempo contribuirà allo sviluppo delle arti in Italia.
37. O. Poncet, Mazarin l’Italien, Tallandier Ed, Paris 2018
38. Guanti imbevuti di una fragranza a base di gelsomino per nascondere i cattivi odori, inventati dal marchese Pompeo Frangipani , a fine XV secolo.
39. Pietro da Cortona (1596–1669), pittore e architetto italiano. Tra le sue opere più celebri si ricorda l’affresco realizzato nel salone di Palazzo Barberini, Il Trionfo della Divina Provvidenza.
40. R. Weigert (1907-1986), storico presso la Bibliothéque Nationale di Parigi. In Carnets.
41. E. Lavisse et A. Rambaud, Histoire générale du IVe siècle à nos jours. Tome XII: Le Monde contemporain (1870-1900), Colin, Paris 1901.
42. La collezione comprendeva 273 quadri italiani, 17 fiamminghi, 33 francesi. Tra quelli italiani 5 tavole di Raffaello di cui il Ritratto di Baldassarre Castiglione, 5 del Veronese, una di Leonardo, 11 di Guido Reni, 2 del Carracci, 9 del Tiziano, 5 del Tintoretto, etc. E ancora, 326 statue antiche tra cui Minerva e Venere, e 12 busti in marmo colorato e con testa di porpora che rappresentano i dodici Cesari (attualmente in mostra a Versailles). Inoltre, 46 tappeti persiani, tappezzerie, spesso tessute in seta, oro e argento, 21 gabinetti d’ebano, oreficeria, mosaici ornati d’argento e pietre dure, cristalli di Venezia, oreficeria, vasellame di cui 761 pezzi d’oro, di vermiglio, d’argento. (Inventario della Bibliothéque Nationale di Parigi).
43. P. Goubert, Mazarin, Ed Fayard, Montparnasse 1990
44. Fonte dati: <https://www.statista.com/statistics/247419/yearly-visitors-to-the-louvre-in-paris>, 17/09/2023
45. Giovanni Canale, detto Artusi Canale o il Piscina (1610-1676), architetto, scultore e inventore di strumenti musicali. Studio presso il Bernini sotto la protezione della famiglia Mazarini. L.Colantoni, Storia dei Marsi, Polla Editore, Cerchio 1997, p.6.
46. Lettre de Mazarin à Benedetti du 29 Novembre, Cit. Aumale, Henri d’Orléans, p. 11, Archivio Gallica on line
47. La tomba, profanata e smantellata durante il periodo rivoluzionario, è stata ricostituita. Le spoglie, come è noto, sono andate perse.
48. Termine coniato dal prof. Aldo Antonio Cobianchi, segretario generale della S.I.D.E.F.
49. I francesi chiameranno Richelieu le grand cardinal per distinguerlo da Mazzarino, di cui non avranno mai stima.
50. Dall’intervento del prof. Aldo Cobianchi, conferenza “L’eredità di Mazzarino”, Casa Museo Mazzarino di Pescina, 16/07/2022.
51. Emblema di tale grandiosità fu la reggia di Versailles, in particolare il salone che Luigi XIV dedicherà al dio Apollo, in cui il Re si identificherà.

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