Lorenzo il Magnifico e la “congiura dei Pazzi”

Lorenzo il Magnifico e la “congiura dei Pazzi”

Guicciardini e Machiavelli lo chiamavano “l’ago della bilancia”, perché la sua morte fu l’inizio di un periodo di sciagure che sconvolsero Firenze.

Quando nel 1469, Firenze passa nelle mani del ventunenne Lorenzo de’ Medici, pochi furono coloro a riservargli abilità politiche. Il ragazzo era cresciuto organizzando feste, e fino ad allora si era dedicato alla poesia, alla caccia e ai tornei.

Ma il giovane, amante delle arti e della cultura, passerà alla storia non soltanto per le sue poesie, ma per essere stato il più abile politico del suo secolo.

Educato da grandi umanisti come il Landino, l’Argiropulo, Marsilio Ficino, realizza nella sua persona la figura ideale del principe rinascimentale. Non scrisse in latino ma fu difensore del volgare, e sua è la Raccolta Aragonese (1476-1477), una selezione di poesie stilnoviste di poeti delle origini che inviò in dono a Filippo d’Aragona. Nel poemetto in ottave Ambra trae spunto dai classici ed è evidente l’influsso del Boccaccio, E ancora il Corinto, un’egloga pastorale sul tema della caducità delle cose e della vita, e Nencia, o ancora la Canzona di Bacco ed infine Arianna, intonate sui motivi musicali delle laude, ricchi doppi sensi. Contribuì significativamente al passaggio dell’Umanesimo dal latino al volgare.

Politicamente, fin dall’inizio, ebbe idee chiare: diminuire il potere delle altre famiglie aristocratiche della città attraverso la modifica delle istituzioni repubblicane. Riesce a reprimere la ribellione della città di Volterra contro la Signoria fiorentina nel 1472, e ciò gli fa guadagnare la stima e l’ammirazione di Firenze.

Due anni più tardi, stringe diverse alleanze strategiche, con il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. La sua popolarità disturba le altre famiglie che hanno come obiettivo quello di sostituirsi a Lorenzo il Magnifico. Il 26 aprile 1478, riuscirà a salvarsi dalla cosiddetta congiura dei pazzi, un’aggressione durante la messa nel Duomo. Suo fratello Giuliano morirà pugnalato.

Durante la sua guida, la città trascorrerà un ventennio di pace e benessere.

di Federico Di Mattia