La profondità si raggiunge a forza di scavi e gli scavi sono ferite aperte, spelonche di dolore, fessure di pietra tagliente. Una volta arrivati in profondità, nel confine liminare tra la sofferenza e la resa, si può solamente convertire la durezza di un vissuto in una scrittura duttile, che possa elevare al livello di un patimento comune, di un generale “saper soffrire con”. Tutto questo ce l’ha insegnato Donatella Di Pietrantonio, pennese, autrice de “L’Arminuta”.
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Alessandra Bucci e il libro metafora che arriva “A ritmo di cuore”
Siamo in Abruzzo, e la protagonista del libro è Vittoria, giovane adolescente avviata fin da subito all’attività sportiva per volere e desiderio della madre Rosa, a sua volta ginnasta ma con alle spalle un tragico incidente che ne ha stroncato prematuramente una brillante carriera. Le vite della giovane ragazza e della madre frustrata nelle sue aspirazioni giovanili si intrecciano e si confondono reciprocamente: la donna impone alla figlia un duro regime alimentare, un ferreo controllo delle attività di tempo libero e una conseguente e inevitabile limitazione in tutte quelle situazioni di vita e di socialità che dovrebbero invece caratterizzare i ragazzi della sua età.
Divorzio, il primo caso documentato in Abruzzo nel 1712
Un divorzio in tempi non sospetti, ancor prima di quel famoso 1° dicembre 1970, quando, con 325 voti a favore e 283 no, venne approvata dalla Camera la Legge Fortuna-Baslini contro la quale, due anni più tardi, l’Italia cattolica, antidivorzista e conservatrice promosse un pleonastico referendum abrogativo.
A spasso con Silone
Quel giovedì di ottobre del ’73, lo scrittore infilò la giacca in tweed Donegal, indossò l’immancabile cappello e si diresse alla volta di Aielli Alto dove avrebbe pranzato con l’amico Enio.
La baronessa di Cerchio e il miracolo di marzo
Pioveva da settimane e l’umidità penetrava sin dentro le ossa.
I lavori di prosciugamento del lago erano ormai giunti al termine e già cominciavano a sortire gli effetti paventati. I pescatori, rimasti senza lavoro, si rifiutavano di coltivare le terre paludose per timore della malaria e le famiglie povere aumentavano a dismisura.
L’abruzzese che firmò la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America
Era il 1657 quando il giovane teatino Roberto Paca lasciò l’Abruzzo per trasferirsi nel nuovo mondo.
Mai avrebbe immaginato che suo figlio Aquila sarebbe diventato il primo sceriffo italiano d’America, tantomeno che il nipote William, cent’anni dopo, avrebbe firmato la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti.