L’emigrazione degli italiani all’estero: un fenomeno in crescita

L’emigrazione degli italiani all’estero: un fenomeno in crescita

Nel corso del XX secolo, il Belpaese ha assistito a onde di emigrazione verso ogni angolo del mondo, con milioni di suoi cittadini che hanno cercato e trovato migliori condizioni lavorative oltreconfine.

Nonostante le circostanze siano cambiate e l’Italia stessa oggi sia diventata meta di emigrati da ogni luogo, l’esodo italiano verso l’estero rimane un fenomeno in costante evoluzione, caratterizzato da motivazioni diverse rispetto al passato ma anche da nuove sfide e opportunità che riflettono l’evoluzione, (o l’involuzione?) del mondo globalizzato in cui viviamo oggi.

Le motivazioni che spingono i nostri connazionali a cercare fortuna altrove sono varie e complesse. Tra le principali cause alla base di questa nuova e quarta emigrazione ci sono certamente ragioni di natura economica, ovverosia la ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro. Le difficoltà economiche degli ultimi anni, cui ha dato il colpo di grazia l’emergenza sanitaria, hanno spinto numerosi italiani a chiudere bottega e spostarsi altrove, specialmente nei paesi europei più forti finanziariamente.

C’è da sottolineare che molti giovani decidono di studiare all’estero, attratti da università di prestigio e per accedere a programmi accademici di alto livello per migliorare le loro prospettive di carriera; spesso, però, molti di questi cervelli restano nelle nazioni in cui si sono formati professionalmente, mettono su famiglia, impoverendo una fetta produttiva importante del nostro Paese. L’Italia perde anno dopo anno i giovani laureati che ha contribuito a formare, la loro creatività, le conoscenze e le competenze acquisite negli anni di studio, e ciò dovrebbe iniziare a preoccupare i governi. Non da escludere è la partenza finalizzata alla riunificazione familiare, cittadini italiani che si riuniscono con parenti all’estero. Ma questa è un’altra storia.

Quali sono le destinazioni più comuni?

Certamente l’Europa, per via di visti e problemi di residenza. Il Regno Unito, fino alla Brexit, ha avuto una significativa presenza di italiani a Londra e in altre città. La Germania e la sua economia, nonché salari consistenti, a volte anche tripli rispetto al medesimo lavoro in patria, attraggono molti italiani in cerca di opportunità lavorative migliori, stesso vale per Australia e Canada, o anche Austria e Svizzera, Paesi apprezzati per la loro alta qualità di vita.

Tuttavia, gli italiani perseverano con il sogno americano, e si spingono anche in grandi metropoli come New York e Los Angeles. Gli States rimangono una destinazione per studenti, ricercatori e professionisti italiani che cercano opportunità nel campo della tecnologia, della scienza e dell’intrattenimento.

Ma se è vero che l’emigrazione offre opportunità significative, non è sicuramente priva di punti a sfavore, a partire dalle barriere linguistiche e culturali. Adattarsi a una nuova cultura e apprendere una nuova lingua può essere una sfida, ma anche un’opportunità di crescita personale, ma non è per tutti. Inoltre, spostarsi all’estero comporta il distacco dalla famiglia e dagli amici, quella che in passato veniva chiamata ‘spartenza’, con il rischio di sentirsi isolati. Gli italiani all’estero mantengono forti legami con la loro cultura d’origine, contribuendo peraltro a diffondere la cultura italiana attraverso cibo, lingua e tradizioni. L’integrazione però non è sempre facile. Organizzazioni culturali, scuole italiane all’estero e gruppi di supporto svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere vive le radici italiane e fornire assistenza agli emigranti. Tuttavia, essere cittadini globali può offrire una visione più ampia del mondo, nuove prospettive e opportunità professionali internazionali, ma la fuga di cervelli può comportare una perdita di talenti e competenze, mentre la diminuzione della popolazione attiva può influenzare negativamente il sistema previdenziale. Di certo, è questa la sfida più grande che il Paese dovrà affrontare nei prossimi anni e magari intervenire prima che sia troppo tardi.

Federico Di Mattia