Le “marocchinate” e quelle mostruose 50 ore di calvario in Ciociaria

Le “marocchinate” e quelle mostruose 50 ore di calvario in Ciociaria

In alto, una scena tratta da La Ciociara (1960), il film interpretato da Sophia Loren con la regia di Vittorio De Sica. Il soggetto è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Alberto Moravia, chiaramente ispirato ai fatti avvenuti nel territorio del frusinate

di Alina Di Mattia

Con il termine “marocchinate” si intendono gli stupri di gruppo, le sevizie, le uccisioni, i saccheggi e le violenze di ogni genere perpetrate dalle truppe coloniali francesi, aggregate agli Alleati, ai danni di donne e uomini, vecchi e bambini, prigionieri di guerra e persino partigiani comunisti italiani.

La Storia

Nel 1942, gli americani sbarcano ad Algeri e le truppe coloniali francesi del Nord Africa, fino ad allora agli ordini della repubblica filonazista di Vichy, si arrendono. Il generale Charles De Gaulle, fuggito dalla Francia occupata dai tedeschi e a capo del governo francese, attinge a questo personale militare per creare il Cef, Corp Expeditionnaire Français, costituito per il 60% da marocchini, algerini, tunisini e senegalesi, i cosiddetti ‘goumiers’, e per il restante da francesi europei, per un totale di 111.380 uomini.

Le violenze dei goumiers francesi cominciano già nel luglio del 1943, con lo sbarco alleato a Licata, in Sicilia, a cui gli abitanti rispondono con rabbia e disperazione. Risalendo l’Italia senza troppe difficoltà, le truppe sfondano la linea Gustav, sbaragliano l’esercito germanico nel Lazio e occupano gran parte della Ciociaria, guadagnandosi dal generale Alphonse Juin un premio di cinquanta ore di “libertà”.

Fu l’inizio del calvario. Saccheggi dei paesi, sevizie, violenze efferate sulla popolazione già provata dalla guerra, stupri di gruppo. Laddove non c’erano abbastanza donne vennero violentati anche bambini e vecchi. Molti uomini, padri, figli e mariti che tentarono di reagire furono impalati. Dai verbali dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra risulta tutta la verità relegata per oltre settant’anni nei sotterranei della storia, i numeri reali, i colpevoli, spesso di primissimo piano, tra cui lo stesso De Gaulle.

I goumiers francesi

A seguito delle violenze sessuali, molte persone contagiate da malattie sessuali, molte donne rimasero incinte, molte abortirono. Furono segnalati, inoltre, numerosi casi di infanticidio e abbandono dei piccoli nati dagli stupri. Il solo orfanotrofio di Veroli accolse dopo la guerra circa 400 bambini nati da quelle violenze sessuali. Per di più, a causa dei pregiudizi di allora, molte delle donne “marocchinate” furono emarginate dalla comunità e ripudiate dalle stesse famiglie, e a centinaia finirono suicide o nei manicomi.

Una devastante scia di sofferenze fisiche e psicologiche che si trascinò per decenni.

Dai documenti conservati nell’Archivio Centrale dello Stato, risulta che anche i francesi bianchi parteciparono alle violenze e che gli americani fossero al corrente dei fatti e che tentarono seppur debolmente di frenare i goumiers. Scrive Eric Morris in “La guerra inutile” che gli uomini del 351° battaglione della fanteria americana provarono a fermare gli stupri, ma il loro comandante intervenne e dichiarò che “erano lì per combattere i tedeschi, non i goumiers”.

Da una valutazione complessiva delle violenze commesse dal Cef, iniziate in Sicilia e terminate in Toscana, si evince che furono almeno 60.000 le donne stuprate, e quasi sempre da più uomini. Dalle testimonianze risultano donne violentate barbaramente anche da 100, 200 e 300 uomini, decedute dopo le violenze a causa delle lesioni interne.

Una delle pagine più mostruose della storia italiana rimossa dalla coscienza morale collettiva oltre che dai libri.

Un documento, conservato all’Archivio di Stato, dal titolo “Maltrattamento di popolazione civile”, restituisce un tentativo di giustificazione per quegli stupri di massa. Nel memorandum, il comandante Alphonse Juin, elargitore delle famose 50 ore di libertà, raccoglie le segnalazioni di violenze subite dalle popolazioni locali “che si lamentano amaramente presso Autorità alleate”, ma minimizza, “vi è certamente la possibilità di esagerare i fatti”, ed è invece preoccupato di salvaguardare la reputazione che l’esercito francese si era guadagnato sul territorio italiano. Un rischio che doveva essere assolutamente evitato. 

L’avvocato romano Luciano Randazzo, noto per aver fatto riaprire i casi riguardanti le Foibe,  ha attualmente presentato un ricorso presso il Tribunale militare di Roma e presso la Corte internazionale, ai danni della Francia.

L’Associazione Vittime delle Marocchinate, presieduta da Emiliano Ciotti, ha istituito da due anni una giornata internazionale per rendere giustizia alle migliaia di vittime di un periodo tragico della nostra epoca e istituito nel contempo il “Premio 18 maggio” per incentivare la ricerca storica, raccogliere, esaminare, valutare e premiare gli autori che raccontano i fatti e gli avvenimenti accaduti durante i conflitti mondiali.

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Le Marocchinate: 20.000 Stupri e Violenze nell’Italia “Liberata” – Vanilla Magazine