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Marie Curie, la donna che ricevette due premi Nobel

marie curie

Quando nell’autunno del 1891, la giovane Maria Sklodowska lasciò Varsavia per studiare Fisica e Matematica in Francia, perché nel suo Paese alle donne non era permesso accedere agli studi superiori, non avrebbe mai immaginato di ricevere un Nobel, anzi, due!

A Parigi viveva in una soffitta, mangiando spesso solo pane, e si manteneva facendo piccoli lavoretti di manutenzione nel laboratorio dell’ateneo. Tre anni dopo conobbe Pierre Curie, uno scienziato francese con cui condivise ben presto la passione per la Fisica. Si sposarono tre anni più tardi diventando la coppia più celebre della storia delle scienze.

Insieme, in seguito ad un fatto straordinario accaduto ad un professore di loro conoscenza, Antoine Henri Becquerel, scoprirono il radio, elemento due milioni di volte più radioattivo dell’uranio.

La ricerca fu svolta analizzando la pechblenda proveniente dalle miniere, sali di uranio che venivano utilizzati per i realizzare i prestigiosi cristalli di Boemia. In seguito Maria isolò un altro elemento che ribattezzò polonio, in onore della sua patria. Nel 1932 il polonio servirà a James Chadwick per scoprire il neutrone, una delle tre particelle che compongono l’atomo.

Pierre e Marie Curie

I coniugi Curie divennero conosciuti ed apprezzati ovunque, ed insieme a Becquerel furono insigniti del Nobel per la Fisica. Pierre Curie, allora professore di Fisica alla Sorbona ed eletto Accademico di Francia, scomparse prematuramente in seguito ad un incidente che mise fine alla sua straordinaria carriera.

Il brevetto internazionale per l’isolamento del radio non fu brevettato. Marie Curie lo lasciò libero affinché potesse essere usato dalla comunità scientifica e favorire il progresso.

Sola con due bambine, Maria ma non si lasciò abbattere. Sostituì il marito Pierre alla Sorbona, e nel 1911 ricevette un secondo premio Nobel per la Chimica. Morì nel luglio del 1934, vittima dell’esposizione al radio, lo stesso elemento che le aveva dato la fama. Sua figlia Irene, con la quale aveva operato sul fronte della guerra mondiale come radiologa e formando tecnici e infermieri all’apparecchiatura radiografica, l’anno successivo ricevette il premio Nobel per la Chimica. Alcuni nipoti hanno seguito l’esempio degli illustri nonni.

di Federico Di Mattia

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