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La manipolazione sociale ai tempi di Internet

manipolazione

Siamo vissuti anni nell’illusione di appartenere a un sistema libero e democratico, convinti di decidere autonomamente il nostro stile di vita, l’indirizzo politico, come vestirci, il film da vedere, la musica da ascoltare, ciò che mettiamo in tavola, come curarci. Eppure, ogni nostra scelta, ogni nostra azione, ogni nostro pensiero, è il risultato di una manipolazione, di un’alterazione costante e continua delle informazioni esterne che subiamo nel tempo e che hanno condizionato e condizionano, oggi più che mai, le nostre abitudini.

Chiariamo subito un punto: la manipolazione sociale è sempre esistita. Già nel V secolo a.C., i sofisti, ovvero i sapienti che davano lezioni di filosofia a pagamento, abili ad argomentare e persuadere, insegnavano le loro verità attraverso la sofisticazione delle opinioni. Ma se in passato le informazioni venivano scambiate in un luogo fisico in cui ci si poteva incontrare e discutere ‘faccia a faccia’, in tempi più recenti, i nuovi mezzi di comunicazione di massa hanno trasformato completamente il modo in cui recepiamo ed elaboriamo le informazioni esterne, rendendo sempre più difficile identificare l’adulterazione contenuta nelle stesse.

Manipolazione dell’opinione pubblica

In una società moderna basata principalmente sul consenso, è fondamentale educare le persone alla passività e alla mancanza di criticità agendo sulla sfera emotiva attraverso un metodo che tutti conosciamo come Intrattenimento o, meglio ancora, Infotainment. Lo dice la parola stessa: in/formare, dare forma al contenuto sotto forma di intrattenimento.

È ciò che accade quotidianamente al nostro cervello: viene formato attraverso bombardamenti di informazioni che subiamo passivamente e senza poterci difendere. Informazioni inconsce che creano il cosiddetto frame (cornice), una sorta di collante sociale che modella il pensiero di gruppo (groupthink) e nel quale la massa si colloca escludendo tutto ciò che non rientra al suo interno, poiché qualsiasi interferenza metterebbe in dubbio certezze e dogmi sui quali la società si fonda.

Da una parte abbiamo gli Spin Doctor, abili manipolatori dell’informazione interni ai vari “sistemi” che hanno il compito di scegliere il messaggio che deve arrivare alla massa, dall’altra gli strumenti sempre più all’avanguardia del Neuromarketing che individuano il canale più adatto per far veicolare quel messaggio. Tra loro, gli algoritmi che ci identificano attraverso le nostre interazioni digitali e filtrano le informazioni più adatte a noi in base ai nostri click, ai “mi piace”, alle emoticon che distribuiamo nell’etere, alle nostre ricerche sul web. Per farla breve, ogni pubblicità, ogni notizia che riceviamo “apparentemente per caso” è studiata ad hoc per ciascuno di noi.

Un vero e proprio lavaggio del cervello per influenzare scelte politiche, creare tendenze, modificare abitudini, causare bisogni e di conseguenza consumi, distrarre l’opinione pubblica mentre avvengono cambiamenti decisivi, non sempre positivi, per le nostre esistenze.

Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare” asserisce il filosofo Noam Chomsky, grande esperto di Comunicazione. Ma quali sono le tecniche per manipolarci? Vediamole insieme.


Manipolazione e TV

Le conseguenze sulle persone

La persona manipolata, pertanto, perde la sua individualità per conformarsi alla massa, l’istinto prevarica sul giudizio, scompaiono ideali e valori. Viene distrutto il senso critico dell’individuo e il popolo allontanato oppure avvicinato ad una certa autorità, un prodotto, una tendenza, un consumo.

Malcolm X ci ammonì chiaramente: “Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”.

I nuovi media e la nascita del contropotere

L’avvento dei social non ha cancellato la manipolazione delle folle ma sta producendo un cambiamento, o quanto meno l’inizio. Grazie ad Internet, grazie all’interattività (il Quinto Potere), proprio all’interno di questo villaggio globale sono stati riscoperti i valori della solidarietà e dell’indignazione collettiva, anche se possono essere facilmente indirizzati e condizionati da chi ci manipola. Identificare e contrastare ogni manomissione dipende dal ‘sentire’ di ciascuno di noi, dalla capacità di analizzare i fatti in modo autonomo. Con il supporto dei nuovi media, in Italia come all’estero, sono nati persino movimenti politici, a dimostrazione che i social network possono essere impiegati come strumenti di potere e contropotere. A maggior ragione bisogna sviluppare un proprio pensiero critico, ascoltare tutte le famose campane, anche quelle più bizzarre, e non affidarsi a ciò che ci viene raccontato da illustri personaggi che ci riempiono la testa di nozioni. E di paure. Molto spesso vengono pagati per farlo.

Tuttavia, nonostante sia facile imbattersi frequentemente nelle cosiddette tecniche di “debunking” per screditare chi diffonde teorie differenti dal pensiero comune, o nelle “fake opposition”  messe in circolazione per confondere la massa, la capacità di persuasione dei media sembra essere diminuita. È aumentato, al contrario, il numero di persone che iniziano a dubitare dei principi con i quali veniamo indottrinati da anni, di persone che si stanno riappropriando, seppur a fatica, di una propria coscienza critica e che non si sottomettono più all’informazione ufficiale.

San Paolo disse: “Non conformatevi alle idee del vostro tempo, ma sviluppate la vostra identità”.  Io, molto più modestamente, concludo scrivendo che quando non potranno più fermare le menti libere e pensanti ci toglieranno anche i social.

di Alina Di Mattia

Per approfondire:

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