La vita romanzata della nipote del Cardinale Mazzarino

La vita romanzata della nipote del Cardinale Mazzarino

Un romanzo di Georges Delaquys in 77 puntate, pubblicato sul ‎‎quotidiano Le Populaire de Paris nel 1939, racconta gli intrighi che si sviluppano intorno a Ortensia Mancini, la nipote di Mazzarino, il cardinale che fece grande la Francia del XVII secolo. ‎Nel romanzo appaiono richiami a D’Artagnan e ai tre moschettieri che, al soldo del marito di Ortensia, finiranno per mettersi dalla parte della giovane donna. ‎ ‎‎Straordinarie le sue descrizioni della vita di corte e degli eventi bizzarri che nascono intorno alle nipoti del cardinale. L’autore ha un vero talento nel dar vita a trame politiche e diplomatiche e nel disegnare perfetti ritratti di quel mondo ovattato e lontano. Molte conversazioni tra i personaggi descrivono la vita a Corte e persino i modi di fare di Mazzarino. Ma chi erano nella realtà Ortensia e Mazzarino?

Giulio Raimondo Mazzarino ebbe i natali a Pescina, nel cuore dell’Abruzzo. Fu primo ministro e consigliere di Anna d’Austria, e la sua lungimirante e attenta politica si spiegò dalla Pace di Westfalia del 1648 al Trattato dei Pirenei del 1659, attraverso la crisi della Fronda. Statista e mecenate, ispirò la figura di D’Artagnan nel romanzo di Alexandre Dumas, e alla sua morte lasciò una fortuna a Luigi XIV, il Re Sole, suo figlioccio o forse suo figlio naturale, ma, soprattutto lasciò in eredità al re una Francia grande e in pace, perfettamente allocata nell’allora moderno assetto europeo.

Michel Mazarin
Il Cardinale Mazzarino

Ortensia, sua nipote, aveva soltanto sei anni quando giunse in Francia. Con le sue sorelle, tra cui Maria Mancini, primo amore del Re Sole, saranno conosciute con il nome di Mazarinettes e si sistemeranno nella buona società francese creando numerose opportunità di alleanza per lo zio cardinale. Al momento del suo arrivo, la sorella maggiore Laura era già sposata con Luigi di Borbone, nipote di Enrico IV. Fu lei stessa ad accogliere la ragazza nel 1653 e ad accompagnarla ad Aix-en-Provence, dove fu educata alle maniere francesi prima di arrivare alla corte francese.

Ortensia era eccezionalmente bella, tanto da far perdere la testa a signori e membri delle famiglie reali. Affascinante e brillante, divenne rapidamente la nipote preferita di Mazzarino. Nonostante tutto, lo zio rifiutò per lei la proposta di matrimonio da parte di Carlo II di Inghilterra, allora esiliato e con poche prospettive secondo il cardinale, e la allontanò persino dalle attenzioni del suo figlioccio, il Re Sole, per il quale il ministro italo-francese aveva pianificato alleanze matrimoniali strategiche e ben diverse da una qualche unione con le sue seppur adorate e belle nipoti.

La mano della giovane fu richiesta anche da Carlo Emanuele II di Savoia, nipote di Enrico IV e Maria de’ Medici e la ragazza ricevette anche un’offerta da Carlo V Leopoldo di Lorena, ma Ortensia non divenne Regina d’Inghilterra, né Duchessa di Savoia, e neppure Duchessa di Lorena, e sposò uno degli uomini più ricchi d’Europa, nipote del defunto cardinale de Richelieu. È a lui che la brillante nipote di Mazzarino, allora dodicenne, venne promessa in matrimonio, segnando l’inizio di un incubo.

Ortensia Mancini – Jacob Ferdinand Voet

Il 1° marzo del 1661, la quindicenne Ortensia divenne Duchessa di Mazzarino e suo marito fu nominato Pari di Francia. Lo zio cardinale, purtroppo, morì otto giorni dopo il matrimonio lasciando loro una vasta fortuna che includeva le Palais Mazarin a Parigi. Armand-Charles era un uomo avaro, geloso e mentalmente instabile. Era solito spiare la moglie di notte per scovare gli amanti immaginari nascosti nelle sue stanze, la costringeva alla preghiera ogni giorno e decise di farla trasferire in campagna. Una gelosia ossessiva che la costrinse a dare alla luce la sua prima figlia in una locanda del villaggio, assistita soltanto da un contadino che sgozzava i maiali del posto, poiché Armand-Charles aveva rifiutato qualsiasi altro aiuto. L’uomo fece persino rimuovere i denti delle cameriere di casa e in seguito tentò di farlo anche con le figlie per renderle brutte e allontanare eventuali pretendenti maschili.

La duchessa finirà per rifugiarsi in un convento, braccata dal marito che la voleva in carcere. Con l’aiuto del fratello, nella notte del 13 giugno 1668, la donna scappò a cavallo e si rifugiò a Roma, dalla sorella Maria, principessa Colonna. Tornò in Francia due anni più tardi, ma questa volta in compagnia della stessa Maria che fuggiva a sua volta dal marito violento. Travestite da uomo le sorelle lasciarono Roma. Durante il viaggio, Ortensia diede alla luce un figlio avuto dal duca di Nevers, Giulio Filippo.

Il romanzo

Una volta tornata alla corte del re di Francia, Luigi XIV concesse ad Ortensia una pensione annuale di 24.000 livres (circa 48.000 euro di oggi, una fortuna. Fonte: conversion livres euros – Bing images ). Anche il suo ex corteggiatore, il Duca di Savoia, si dichiarò suo protettore, sicché Ortensia si ritirò a Chambéry, in Alta Savoia, e il salotto della sua casa divenne luogo di incontro per letterati, filosofi e artisti. Alla morte del suo protettore sabaudo, nel 1675, Ortensia si recò in visita dalla nipote Maria di Modena, moglie di Giacomo, fratello di Carlo d’Inghilterra, e tornò tra le braccia del re, suo primo pretendente, che le permise di vivere una vita agiata.

Ebbe diversi amanti tra cui Luigi I, principe di Monaco, e Anne, contessa di Sussex, guadagnandosi il soprannome di ‘puttana italiana‘. Ortensia morì a Chelsea il 2 luglio 1699, all’età di cinquantatré anni. Armand-Charles riuscì a perseguitarla anche dopo la morte, sequestrando la sua bara e portandola con sé durante i viaggi attraverso la Francia, fino a quando non gli fu ordinato di seppellirla dal re in persona.

In copertina: Olympia, Ortensia e Maria Mancini.

Federico Di Mattia