Gli esperti chiamano fame nervosa l’incapacità di saper gestire le emozioni negative se non attraverso il cibo. Un disturbo alimentare comune che non va sottovalutato quando si ripresenta con costanza. Infatti, la fame nervosa è collegata direttamente con la sfera cognitiva e, se trascurata, sfocia in patologie sempre più importanti e debilitanti.
In inglese è denominato binge eating disorder, che significa appunto “abbuffata di cibo”, ed è un disturbo alimentare caratterizzato da frequenti e consistenti mangiate dopo le quali il soggetto sperimenta sintomi fisici dolorosi, non solo per la quantità di cibo ingerita, ma anche per le ripercussioni psicologiche negative. Il disturbo fu identificato negli anni ’50 dal medico Albert Stunkard, ma introdotto solo nel 2013 nel DSM. Stunkard mise alla luce la tendenza delle persone a mangiare oltre i limiti in momenti particolarmente tristi, quasi a voler allontanare preoccupazioni quotidiane con il cibo.
Cos’è il binge eating disorder
La fame nervosa è una condizione molto comune che colpisce prevalentemente le donne ma anche una buona percentuale di uomini. Dai dati dell’OMS se ne ricava che al mondo ci sono oltre 600 milioni di persone con problemi comportamentale legati all’alimentazione e almeno il 20% di chi ne è affetto è obeso.
Se la fame nervosa è ricorrente
Se il disturbo non accade sporadicamente e non è isolato a qualche raro caso, non basta regolare le quantità di cibo e ristabilire una sorta di ordine nella dieta, è necessario prendere in considerazione l’incontro con uno psicoterapeuta. Va identificata la ragione che spinge la persona a trovare appagamento solo nel cibo, a mangiare fino a scoppiare e che, inoltre, dopo il pasto si tramuta in rabbia e senso di colpevolezza. Un’ingestione di cibo che fa male a livello fisico e anche psichico, poiché allo stesso tempo genera sentimenti di frustrazione e tristezza. Non parliamo di bulimia in questo caso: chi soffre di binge eating disorder non tenta di vomitare o di riparare al cibo ingerito, anzi, l’abitudine ad abbuffarsi, in questo caso, genera patologie importanti come l’obesità e favorisce la depressione.
Le cause

Sicuramente tra le cause principali c’è un profondo disagio psicologico. Complice la pressione dei media che trasmettono modelli di magrezza o di bellezza spesso impossibili da emulare e che causano problemi di bassa autostima alla persona, indirizzandola nella direzione contraria ad una dieta. Inoltre stati depressivi, solitudine, frustrazioni lavorative, immagine negativa del proprio corpo, portano a cercare appagamento nel cibo, che diventa nutrimento dell’anima e non più per l’organismo, e che restituisce solo altre problematiche.
Va inoltre sottolineato che molti genitori tendono a compensare i capricci dei figli proprio con il cibo, favorendo le carenze emotive ed esistenziali con la dipendenza da alimenti. Se sto male, il cibo mi conforta.
Le conseguenze
Difficile valutare entità delle conseguenze a seguito di abbuffate eccessive. Guida la fila, obesità, patologia più associata ai disturbi alimentari, la stessa che è causa di diabete, malattie cardiovascolari con il rischio di infarti, ictus, neoplasie maligne, insonnia. Una generale riduzione della qualità della vita che si ripercuote sulla sfera psichica e anche sessuale, con problematiche importanti nei rapporti interpersonali fino al rischio di isolamento della persona.
Vincere la fame nervosa
Qualsiasi dieta può risultare inutile, proprio perché all’origine del disordine alimentare c’è uno stato psicologico che richiede attenzione.
In questo caso, ci limitiamo a consigliarvi di consultare immediatamente un nutrizionista per riequilibrare l’alimentazione e scegliere un regime dietetico adatto, ma allo stesso tempo vi suggeriamo di prevedere un incontro con uno psicoterapeuta che saprà diagnosticare il problema all’origine ed aiutarvi nel percorso di recupero.
Se può essere utile, uscite a fare delle passeggiate all’aria aperta, prendetevi un animale da compagnia che possa spezzare la monotonia, occupatevi di un hobby, di una causa sociale importante, trovate delle attività alle quali partecipare presso il vostro quartiere o nella vostra parrocchia, come gite, canti nei cori, corsi di pittura, ma evitate in ogni caso di stare chiusi in casa con il frigorifero pieno. Anzi, imparate a fare una spesa controllata e sempre a pancia piena, per evitare di riempire il carrello con dolciumi, snack e cibi industriali, prima fonte di abbuffate.
F.D.